Diciamo di noi

Noi ... diciamo ... di noi!

“La musica è un contagio positivo che ci consente di esprimerci e di ricevere l'espressione altrui: di vivere in un mondo colorato di noi e degli altri. Ne deriva che un coro può colorare la storia della vita”

e ancora:

“Fare musica insieme a qualsiasi età è un'esperienza esaltante di per sé, ma è soprattutto un'esperienza che può avere ricadute di inestimabile valore per l'educazione emozionale degli individui che sono sempre più esposti ai rischi letali della contrapposizione e della prevaricazione, dell'individualismo e dell'egocentrismo”. E dunque “cantare insieme è il segno conclamato di una possibile, auspicabile modalità di relazione fra le diversità: una modalità alternativa non soltanto all'ostilità, ma anche alla tolleranza reciproca. Infatti nella tolleranza c'è sì la non belligeranza, ma ci possono essere anche noncuranza, distanza, passività, insensibilità, estraneità. Al contrario nel fare musica insieme ci sono attenzione, vicinanza, attività, sensibilità, coinvolgimento e ci sono anche rispetto, solidarietà, complicità, integrazione, considerazione, ammirazione.”


Queste e molte altre le dotte parole con cui gli studiosi hanno descritto l'esperienza del fare musica insieme.

Nei cantori di  Altre note esse suscitano un'impressione che è un misto di interesse e di rispettosa indifferenza. Vi si riconoscono perfettamente ma nello stesso tempo le percepiscono come la versione libresca e acculturata di quanto loro sperimentano naturalmente e istintivamente.

Infatti fin dall'inizio il gruppo che dette vita al coro nell'ormai lontano 2000 era composto da persone legate da un “comune sentire”, che condividevano esperienze passate, interessi, convinzioni ed attività in cui prevaleva l'attenzione ai bisogni inascoltati, alle realtà dei gruppi sociali oppressi, in Italia come in altre parti del mondo. “Tutto cominciò in una tiepida serata di aprile” ricorda Lita, una delle prime componenti del gruppo, con gioia e nostalgia ed andò avanti fra incontri, appuntamenti mancati, ripensamenti e abbozzi di progetti.

Cantare insieme ha nel corso del tempo rafforzato questa vicinanza e, nonostante le diversità caratteriali, talvolta marcate, fra i componenti del gruppo, l'ha sviluppata in un legame forte per cui cantare insieme è andato di pari passo con lo stare insieme a sostenersi, una sorta di “esserci l'uno per l'altro” che è emerso con forza nei momenti difficili che la vita ha riservato a chi più a chi meno.

Negli anni, alcuni, per varie ragioni, sono andati via. Molti altri sono arrivati fino a formare il gruppo attuale che conta più di trenta componenti che ogni settimana s'incontrano per cantare, ma anche per scambiarsi idee e fare progetti, e quelli che sono rimasti hanno potuto farlo solo a patto di entrare in sintonia con questo modo un po' speciale di stare insieme; un modo in cui le conflittualità inevitabili di ogni gruppo si mitigano nello scambio di emozioni ed interessi, in quel contagio positivo di cui parlano gli studiosi.

Il repertorio è fatto in grande maggioranza di canti religiosi, pochi italiani ed anglosassoni e molti altri ebraici, sudamericani e soprattutto africani. Tutti senza autore, tramandati ed imparati oralmente, preferiti  perché sembrano esprimere più spontaneamente la preghiera dei popoli che lodano Dio e spesso affidano a Lui le loro speranze di riscatto.

E' così che quando i cantori di Altre note intonano in una lingua difficile da imparare e da ascoltare: “Ewe ndungu twende kwa bwana wetu, tumpelekee zawadi zetu kwake” (Andiamo fratelli al nostro Signore, portiamo a lui i nostri doni, diamo al Signore i nostri doni, diamo a Lui tutto, dare non significa mostrare le proprie ricchezze), appassionati ed emozionati, fondono e confondono i loro stati d'animo con quelli delle tribù africane di cui riproducono la voce.

Spesso, dopo i concerti, il pubblico dice che “trasmettono energia” e se davvero l'insieme delle voci, accompagnate dal clarinetto, dalle conghe e dalla chitarra, produce quest'effetto c'è da esserne molto soddisfatti. Fra i tanti commenti, però, uno merita un ricordo particolare, quello di una signora che disse di aver avuto l'impressione che i componenti del coro, cantando, “si accudivano”, un termine che descrive in modo profondo e quasi plastico il senso di cura e di  attenzione reciproche che ci si scambia; e se poi, come dicono gli studiosi, cantando in coro si effettua una sorta di respirazione controllata simile allo yoga, “si rafforza il sistema immunitario, si attenua la fatica e persino gli inestetismi della pelle vengono combattuti con efficacia!”, questi tutto sommato sono benefici importanti ma secondari.


Nel corso del tempo i cantori di Altre note hanno, in varie occasioni, sentito la voglia o il bisogno di esprimere i loro pensieri sulla partecipazione al coro: emozioni, opinioni, speranze, ricordi...

Qui ne riportiamo alcuni, a cominciare da quelli di Francesca, la mitica maestra di Altre Note, non per dovere di gerarchia, ma perché inevitabilmente lo spirito che la anima si riflette sullo stato d'animo di tutti. Poi  a seguire gli altri.


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